martedì 15 dicembre 2009

I viaggi di Dante



La Divina Commedia
L'esperienza dantesca testimoniata dalla Commedia può essere letta sotto diversi punti di vista: come percorso di vita del personaggio storico Dante Alighieri, di Dante protagonista di un racconto favoloso, di un'anima impegnata nella ricerca della salvezza eterna, dell'intera umanità avvolta nel peccato rappresentata simbolicamente da un suo rappresentante. Il viaggio che, lungo le tre cantiche, si sviluppa dalla selva oscura alla luminosità del Paradiso, pur risentendo di queste molteplici interpretazioni può essere analizzato sotto due aspetti: quello realistico di un uomo che attraversa innumerevoli ostacoli per giungere al termine del suo cammino e quello, allegorico, della redenzione dello spirito umano dal peccato. L'allegoria è un elemento fondante della Commedia, dalla scelta delle tre fiere all'ingresso dell'Inferno alla complessa simbologia legata al numero tre che tante volte ritorna nel corso dei cento canti. Questa figura retorica, per Dante indispensabile, permette proprio di mantenere il significato del discorso su due livelli, uno di immediata comprensione e l'altro sotteso al primo. Due chiavi di lettura sono perciò necessarie per potersi avvicinare compiutamente alla grande opera dantesca, affinché possano essere colte nella loro interezza le numerose sfumature che si nascondono tra le pieghe delle migliaia di terzine elaborate dal sommo poeta.Il viaggio di più immediata lettura, quello che il personaggio Dante porta a termine attraverso Inferno, Purgatorio e Paradiso, si svolge nell'arco di una settimana, precisamente la settimana santa del 1300, anno in cui fu indetto il Giubileo da papa Bonifacio VIII. Già a questo livello della narrazione è possibile cogliere dei particolari che rendono la scansione temporale fortemente simbolica; Dante, infatti, fa il suo ingresso nei tre regni ultraterreni in momenti precisi della giornata: nell'Inferno di notte, nel Purgatorio all'alba, nel Paradiso a mezzogiorno. Allegoricamente si va quindi dalla disperazione, alla speranza, alla salvezza, in un crescendo di purificazione che va di pari passo con il passaggio nei tre mondi.I due livelli del viaggio dantesco differiscono quindi per ciò che concerne le specificazioni di tempo e di spazio; quello letterale, come si è già notato, ha limitazioni e scansioni molto precise, sottolineate dal poeta grazie a elaborate perifrasi che contestualizzano i suoi incontri con le numerose anime che si frappongono al suo cammino. Il viaggio "allegorico" non ha invece di queste restrizioni, essendo estendibile a ogni anima che voglia portare a termine un percorso di redenzione: il momento in cui avviene potrebbe essere un qualunque intervallo di tempo, trascorso tanto nell'antichità quanto nel futuro rispetto a quando Dante scrive. Questo stesso discorso vale anche per il protagonista del viaggio che, nel caso di quello letterale, è un preciso personaggio, il poeta fiorentino con le sue caratteristiche, le sue paure, le relazioni vissute nel suo tempo; il viaggio simbolico, invece, potrebbe essere intrapreso da una qualunque anima cristiana, testimone di un qualsiasi periodo storico. Questa differenziazione comporta anche un'ulteriore distinzione in merito alla possibilità di ripetere il viaggio: Dante, nella veste di protagonista della Commedia, non potrà ripercorrere una seconda volta l'esperienza intrapresa nel mezzo del cammin di nostra vita, in quanto l'unicità di tale esperienza la rende allo stesso tempo valevole dal punto di vista allegorico. Se ci sarà, perciò, un altro cammino sarà quello che devono compiere tutte le anime dopo la morte, quello che accomuna gli uomini nella ricerca della salvezza eterna e che, di conseguenza, non avrà alcun significato simbolico.Ciò che avvicina le due tipologie di viaggio presenti nell'opera dantesca è il loro esito: entrambe, infatti, si concludono felicemente, l'una con l'arrivo alla meta che il poeta si era prefisso all'inizio della sua fatica (il Paradiso), l'altra con il raggiungimento della visione del sommo bene. Per far ciò è stato però necessario affidarsi a una guida che indicasse il cammino da seguire e, come il personaggio Dante trova, in Virgilio prima e in Beatrice poi, maestri attenti nell'istruirlo sulla struttura e le caratteristiche dei tre regni ultraterreni, così l'anima peccatrice deve rimettersi a Dio per poter sperare di conquistare la pienezza umana. Il fine ultimo del viaggio della Commedia è, infatti, quello di far ritorno in un luogo che era già stato assegnato all'uomo e cioè il Paradiso; questo è il compimento di un percorso che si è protratto lungo l'intera durata della vita e che deve avere come risultato la conquista della vera immagine di sé e, di conseguenza, della felicità. Sotto questo aspetto il viaggio letterale sostanzialmente non differisce da quello allegorico: anche qui, infatti, la meta del tragitto è ben presente lungo l'intero suo svolgimento. Le figure dei dannati, dei penitenti e dei beati che Dante via via incontra sul suo cammino non sono altro se non la rappresentazione stessa di Dio, fine ultimo di ogni sforzo che il peccatore compie sulla strada della redenzione.I due livelli di interpretazione della Commedia sono legati indissolubilmente fra loro, fino a sfumare addirittura l'uno nell'altro: il viaggio nell'aldilà è, infatti, l'allegoria del viaggio dell'uomo nella vita terrena.

Nessun commento:

Posta un commento