martedì 15 dicembre 2009

Il tema del viaggio nel Decameron


Anche Boccaccio riprende il tema del viaggio in diversi modi: ritroviamo il viaggio della brigata, dell'autore e dei vari pesonaggi delle novelle. nel Decameron il Boccaccio connota la lettura come viaggio, l’autore parte da una situazione negativa (cupi pelaghi) e grazie ai piacevoli ragionamenti e alla consolazione raggiunge il piacere, così il pubblico del Decameron inizia questo viaggio grave e noioso (Dec. Introduzione, 2) rimanda allusivamente alla gravezza e alla noia (If I, 52 e 76), che definiscono le condizioni di Dante smarrito nella selva all’inizio del viaggio.
“del resto il motivo del viaggio e la metafora del cammino vengono ripresi da Boccaccio in modo esplicito:

Questo orrido cominciamento vi fia non altrimenti che a’ camminanti una montagna aspra ed erta, presso alla quale un bellissimo piano e dilettevole sia reposto, i quale tanto più viene lor piacevole quanto maggiore è stata del salire e dello smontare la gravezza (Dec Intr. 4)

L’immagine di chi si mette in cammino richiama ovviamente il Dante viator «nel mezzo del cammin», la montagna aspra e erta richiama la «selva selvaggia aspra e forte», il «bellissimo piano e dilettevole» richiama il «bel monte», il «dilettoso monte». Boccaccio usa la metafora del cammino usando marche semantiche dantesche per esprimere una poetica diversa; ecco perché il ribaltamento operato da Boccaccio: Dante parte da un luogo piano («diserta piaggia»: If. II, 63) verso il «dilettoso monte» (If. I, 77), il pubblico dei lettori del Decameron compie il tragitto opposto, dalla «montagna aspra ed erta» a un «bellissimo piano e dilettevole» e da confrontare con il percorso della Brigata.

La brigata è il terzo protagonista che rappresenta una sorta di disseminazione del soggetto scrivente, che nei personaggi narranti raffigura sia stati e stadi psicologici del proprio io sia protagonisti delle opere precedenti. La brigata si muove entro una situazione di caos rappresentato dalla peste e dalla conseguente dissoluzione dei principi su cui si basa la convivenza civile e cittadina. L’esigenza della brigata è quella di creare un ordine. La brigata si muove sotto il segno del viaggio che è i viaggio dell’intelligenza dal caos delle passioni all’ordine della ragione.
È interessante notare che il discorso in apertura è fatto da Pampinea:

E per ciò, acciò che noi per ischifaltà o per tracutaggine non cadessimo in quello di che noi per avventura per alcuna maniera volendo potremmo scampare, non so se a voi quello se ne parrà che a me ne parrebbe: io giudicherei ottimamente fatto che noi, sì come noi siamo, sì come molti innanzi a noi hanno fatto e fanno, di questa terra uscissimo, e fuggendo come la morte i disonesti essempli degli altri onestamente a’ nostri luoghi in contado, de’ quali a ciascuna di noi è gra copia, ce ne andassimo a stare, e quivi quella festa, quella allegrezza, quello piacere che noi potessimo, senza trapassare in alcuno atto il segno della ragione, prendessimo. Quivi s’odono gli uccelletti cantare, veggionvisi verdeggiare i colli e le pianure, e i campi pieni di biade non altramenti ondeggiare che il mare, e d’alberi ben mille maniere, e il cielo più apertamente, il quale, ancora che crucciato ne sia, non per ciò le sue bellezze eterne ne neg, le quali molto più belle sono a riguardare che le mura vote della nostra città; e èvvi,oltre a questo, l’aere assai più fresco….(Dec, Intr. 65-66). Qui Pampinea esorta e incoraggia i compagni così come nella Commedia Virgilio incoraggia Dante. L’esodo dalla città verso i luoghi del contado coincide con il passaggio dalla disonestà all’onestà: il risvolto della bestialità e l’onestà. Ma il parlare di Virgilio è onesto cfr If II, 113 e la brigata si propone di raggiungere l’ «allegrezza» e il «piacere» onestamente Dec Intr. 65; e allora questa fuga dalla disonestà verso l’onestà dal caos all’ordine è la fuga verso la poesia. Non a caso Pampinea, una volta raggiunto il locus amoenus è incoronata con l’alloro che è la pianta del trionfo poetico.

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